sabato 18 luglio 2009

Omicidi di camorra: due ergastoli

Si è concluso così, dopo tre giorni e mezzo di camera di consiglio, il processo «Anni '90», celebrato davanti alla Corte d'assise del tribunale di Latina, presieduta dal giudice Raffaele Toselli, a latere Maria Teresa Cialoni. I giudici hanno ritenuta reale l'esistenza di un'associazione mafiosa nel sud pontino, costola dei Casalesi, il cosiddetto «Gruppo Mendico», e ritenute provate le responsabilità per l'estorsione alla ditta dell'imprenditore fondano Giovanni Grassi, oltre che per l'omicidio di Giovanni Santonicola e per la sparizione, considerata un caso di «lupara bianca», di Rosario Cunto, ma con diversi distinguo rispetto al quadro tracciato dal pm della Dda di Roma, Diana De Martino. La Corte d'assise di Latina ha condannato all'ergastolo per l'uccisione di Santonicola solo il latitante Michele Zagaria, ritenuto da tempo uno dei capi dei Casalesi e che, secondo gli inquirenti, avrebbe ucciso l'imprenditore, ritenuto legato al clan La Torre, per vendicare la morte di Alberto Beneduce. Per tale delitto è stato invece assolto Orlandino Riccardi che, anziché all'ergastolo come chiesto dal pm, è stato condannato a 15 anni di reclusione per l'associazione mafiosa e l'estorsione a Grassi. Ergastolo poi per Mendico, ritenuto responsabile dell'omicidio Cunto, per vendicare la morte del nonno, ucciso dal fabbro 29 anni prima. Dieci anni di reclusione per Antonio Antinozzi e Domenico Buonamano. Otto anni di reclusione per Luigi Pandolfo, e tre anni e quattro mesi, essendogli state riconosciute le attenuanti generiche, ad Antonio La Valle. Assolti poi, come chiesto dal pubblico ministero, Giuseppe Sola e Giuseppe Ruggieri, difesi dagli avvocati Angelo Palmieri, Enzo Biasillo e Igor Ruggieri. Ma assolti anche Luigi Cannavacciuolo, difeso dagli avvocati Franco Ciufo e Luigi Iannettone, Maurizio Mendico, difeso dall'avvocato Camillo Irace, e Luigi Riccardi, difeso dall'avvocato Mariano Giugliano, per i quali il pm De Martino aveva chiesto rispettivamente cinque anni e mezzo, sette anni e sei anni di reclusione. Condannati inoltre all'interdizione perpetua dai pubblici, interdetti legalmente e decaduti dalla patria potestà Zagaria e Ettore Mendico. Interdetti in perpetuo dai pubblici uffici, interdizione legale per la durata della pena e sospensione per lo stesso periodo dalla potestà genitoriale per Antinozzi, Buonamano, Pandolfo e Orlandino Riccardi. Interdetto dai pubblici uffici per cinque anni La Valle e libertà vigilata, una volta espiata la pena, per tre anni per Antinozzi, Buonamano e Orlandino Riccardi. Orlandino Riccardi, infine, è stato condannato a risarcire, in sede civile, Grassi, che aveva chiesto 800.000 euro di risarcimento, e Antinozzi, Buonamano, La Valle, Ettore Mendico, Orlandino Riccardi e Pandolfo condannati a risarcire sempre in sede civile la Regione Lazio, che aveva chiesto 20 milioni di euro di danni. Soddisfatto l'avvocato della Regione, Francesco Di Ciollo: «Il segnale delle istituzioni verso la legalità ha avuto una conferma giudiziaria». E soddisfatti, sempre per la Regione, l'avvocato Giulio Vasaturo e Luisa Laurelli. «Per la prima volta in provincia di Latina un ente locale si è posto al fianco della Procura Antimafia per sostenere in un processo penale i diritti della nostra comunità contro un clan mafioso», ha dichiarato l'avvocato Vasaturo. «La sentenza - ha aggiunto Laurelli - conferma ciò che avevamo sostenuto da tempo e cioè che in provincia di Latina sono forti le infiltrazioni delle mafie». Tra novanta giorni le motivazioni della sentenza. La battaglia appare ora destinata a spostarsi in Corte d'assise d'appello, a cui si preparano a ricorrere i difensori, tra cui Giugliano, Archidiacono, Fiorentino e Irace, ma a cui sembra intenda ricorrere anche la Dda di Roma. (da il Tempo del 18.7.09)

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