mercoledì 8 luglio 2009

17 ARRESTI A FONDI: L'ANATRA ZOPPA SEMBRA ESSERE STATA IMPALLINATA

di GIOVANNI DEL GIACCIO ( DA IL MESSAGGERO DEL 7.7.09)

Il controllo delle attività del Mof da una parte, quello di buona parte degli appalti comunali a Fondi dall’altra. Con i soldi provento di attività illecite reinvestiti in remunerativi affari “puliti”. Stessi soggetti a coordinare le operazioni, altri a portarle avanti o a collaborare, medesima ordinanza di custodia cautelare per tutti. Firmata dal giudice delle indagini preliminari di Roma Cecilia Demma su richiesta dei magistrati della direzione distrettuale antimafia: il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, i sostituti Diana De Martino e Francesco Curcio. Un sodalizio che aveva messo le mani su Fondi ed è stato sgominato ieri, con un’operazione congiunta degli uomini del centro operativo della Dia di Roma e del comando provinciale dei carabinieri di Latina, diretto dal colonnello Roberto Boccaccio. Diciassette ordinanze di custodia cautelare, una delle quali ancora da eseguire, altri sedici indagati tra i quali l’assessore ai Servizi demografici Serafino Stamegna. Un “terremoto” per il Mof e per il Comune, nel quale sono coinvolti noti personaggi della malavita ma soprattutto l’ex assessore Riccardo Izzi e dirigenti comunali di spicco.
Indagini partite da lontano, dall’operazione denominata “Damasco”, la stessa dalla quale per esigenze investigative scattarono gli arresti per usura del febbraio 2008 ma che riguardava altro. Molto altro come si è appreso ieri. Il radicamento della malavita organizzata nel territorio di Fondi, un sodalizio criminale gestito dai fratelli Antonino Venanzio, 54 anni e Carmelo Giovanni Tripodo, 51 anni, figli del boss della 'Ndrangheta Domenico. Un sodalizio infiltrato per impadronirsi di fatto della gestione del mercato ortofrutticolo. Con i metodi della criminalità organizzata, al punto che è contestato a tredici dei diciassette destinatari dell’ordinanza - sono esclusi i funzionari comunali - il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Contestate a vario titolo anche l'associazione per delinquere “semplice”, corruzione, falso, abuso d’ufficio e rivelazione di segreti d’ufficio.
In carcere, oltre ai due Tripodo, sono finiti l’ex assessore ai lavori pubblici del comune di Fondi Riccardo Izzi, 34 anni; Franco e Pasquale Peppe, padre e figlio, 59 e 31 anni, ritenuti le “teste di legno” dei Tripodo all’interno del Mof; Giuseppe Bracciale, 50 anni; Alessio Ferri, 32 anni; Antonio Schiappa, 43 anni; Igor Catalano, 37 anni; Vincenzo Bianchò, 58 anni e Antonio D'Errigo, 46 anni. Arresti domiciliari per il comandante della polizia municipale Dario Leone, 56 anni il suo vice Pietro Munno di 53; il dirigente del settore bilancio e finanze del comune Tommasina Biondino, 45 anni e quello dei Lavori pubblici Gianfranco Mariorenzi, 56 anni, nonché l'immobiliarista Massimo Di Fazio, 40 anni, già coinvolto nella vicenda dell’usura e ai domiciliari per quel motivo. Irreperibile fino a ieri sera Aldo Trani, 51 anni. Sono state sequestrate società, immobili e terreni per un valore di circa 10 milioni di euro.
Due i filoni della stessa indagine. Antonino Tripodo sarebbe stato il titolare di fatto delle aziende della famiglia Peppe, tra le più note del territorio, e con la collaborazione di D’Errigo e Bracciale avrebbero imposto i prezzi del mercato ortofrutticolo, deciso quali società potevano operare. Il loro nome era sufficiente per sgombrare il campo da qualsiasi opposizione da parte di commercianti e imprenditori ma all’occorrenza si provvedeva anche a “convincere” i riottosi. Sequestro per le tre società con fatturato milionario e attività anche all’estero, in particolare Spagna e Polonia.
I legami con il Comune? Sarebbero stati proprio i Tripodo ad aiutare Riccardo Izzi nella sua ascesa al Comune e a farlo essere il primo degli eletti con oltre 1000 preferenze. Al punto di arrivare a ricoprire, fino a febbraio 2008, l’incarico di assessore ai lavori pubblici. L’uomo giusto al posto giusto, in grado di “garantire” l’acquisizione di appalti relativi alle pulizie ma anche pagamenti più celeri rispetto a quelli di altre aziende. Secondo gli investigatori - gli uomini del maggiore Pierluigi Rinaldi del reparto operativo e quelli del capitano Luigi Spadari del nucleo investigativo - con la compiacenza di funzionari comunali, dei vigili urbani e dello stesso Izzi, le società riconducibili ai Tripodo avrebbero ottenuto importanti commesse dietro il versamento di tangenti.

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