domenica 5 luglio 2009

L'ANATRA ZOPPA: INIZIA LA CRISI, CHE E' SOPRATTUTTO POLITICA

Un primo passo, ed è già crisi e scontro. La giunta di via Costa, al suo esordio, raggiunge il minimo storico di durata. Annunciati i nomi, dopo neanche due ore si annunciano già le dimissioni. Anche quelle però apparentemente provvisorie: proclamate, ma non protocollate né ufficializzate. Così, nel confine sottile tra notizie ufficiose e decisioni formali, si consuma uno scontro a distanza tra il coordinatore regionale del Pdl Vincenzo Piso e il commissario provinciale Claudio Fazzone. Il primo arriva a Latina venerdì, riunisce la cordata di An, dichiara senza mezzi termini che la giunta così composta non soddisfa le esigenze di tutte le componenti e annuncia il ritiro dei tre assessori Fabio Bianchi, Salvatore De Monaco, Fabio Martellucci. Il giorno dopo fa anche di più. Rincara la dose e ammette che «per ristabilire le regole bisogna, se necessario, far scoppiare il bubbone», punta il dito contro questioni di metodo («troppo frettolosa la scelta dell’esecutivo») ma anche di merito («l’atteggiamento pregiudiziale e privo di logica rispetto ai nomi indicati da An»). Il nodo è tutto nel veto posto dal presidente della Provincia su un papabile assessore. Matteo Rossi, di Castelforte, viene sostituito in corsa da Fabio Martellucci, ex vicesindaco di Priverno, ma sullo sfondo resta anche lo scontento per tre soli assessorati in quota An rispetto alle pretese avanzate dagli alleati dello scudo crociato. E Piso non lascia spazio a fraintendimenti quando parla di un «sovradimensionamento dell’Udc» e di «regole da rispettare, anche comportamentali». «Erano stati fatti tre nomi – accusa – Poi sono arrivati i veti. Allora, il punto è questo: o i veti sono motivati da condanne o carichi pendenti sulle persone scelte, oppure nel Pdl è arrivato il momento di voltare pagina». Nessun imbarazzo invece sul fatto che Piso sia coordinatore dell’intero Pdl e che il “bubbone” scoppiato abbia già travolto il nuovo avvio del governo di via Costa. «Non mi nascondo dietro un dito – spiega – Siamo pur sempre un partito costruito in corsa, unito per la prima volta in questa elezione. Ci sono metodi ancora da costruire». Una ad una le accuse vengono però rispedite dritte al mittente e l’intera vicenda da Claudio Fazzone viene bollata così: «Non è successo niente». “Niente” perché le dimissioni non sono formalizzate, perché nessuno lo ha interpellato, perché «non c’è stata alcuna riunione ufficiale del Pdl». «Se e quando le dimissioni arriveranno – spiega candidamente il coordinatore provinciale – il presidente ha già pronti altri tre nomi. A lui spetta decidere. E teniamola bene a mente la percentuale 70-30 di questo partito. Le diatribe non sono del Pdl, ma tutte interne ad An, che deve risolverle con i suoi referenti romani. Se qualcuno pensa di trasferire qui polemiche e interferenze romane si sbaglia». ( da Il Messaggero 5.7.09)

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