giovedì 9 luglio 2009

CASO FONDI

di MARCO CUSUMANO
e GIOVANNI DEL GIACCIO

Adesso lo cercano anche fuori dall’Italia. Aldo Trani, 51 anni, considerato uno degli esponenti di spicco dell’organizzazione sgominata nei giorni scorsi dai carabinieri con l’operazione “Damasco”, accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso, è latitante. Nei suoi confronti è stato emesso un mandato di cattura internazionale. E’ l’uomo “specializzato” nelle pompe funebri, considerato il «titolare di fatto» dell’azienda Parravano-Trani posta sotto sequestro durante l’operazione. Tra le contestazioni a suo carico quella di avere ricevuto da Riccardo Izzi la bozza del nuovo regolamento dei servizi cimiteriali che doveva andare in giunta. Un “parere” dopo il quale sarebbero state apportate «modifiche che di fatto impedivano a tutte le agenzie ubicate al di fuori del Comune di accedere a Fondi per rendere il loro servizio». Vicenda nella quale entra, come indagato, l’ex assessore ai servizi demoanagrafici Serafino Stamegni che insieme a Izzi abusando del proprio ufficio «al fine di procurare un ingiusto vantaggio patrimoniale al Trani e di fargli ottenere un’illegittima posizione di monopolio» gli consegnava la bozza del nuovo regolamento. Il “parere” di Trani sarebbe stato vincolante. Sempre per vicende legate al cimitero singolare la storia, che coinvolge per l’accusa Izzi, Trani e il funzionario dei lavori pubblici Mariorenzi, relativa all’avviso pubblico per la concessione di aree destinate a realizzare cappelle gentilizie. Dopo la pubblicazione dell’avviso - del quale erano stati avvertiti in anticipo - arrivarono in mezz’ora le nove domande che esaurirono l’offerta.
Ieri, intanto, si sono svolti i primi interrogatori. Poche parole per dichiararsi innocenti, poi il silenzio. Non sono durati a lungo i sei interrogatori delle persone arrestate a Fondi nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Damasco”. Ieri mattina, davanti al giudice Laura Campoli, sono comparsi Franco e Pasquale Peppe, Vincenzo Biancho, Antonio D’Errigo, Giovanni Bracciale e Alessio Ferri. «Non c’entriamo nulla con questa storia» hanno detto. Ma l’interrogatorio è stato contestato dagli avvocati difensori che hanno chiesto inutilmente di poter visionare le contestazioni della Procura. «Purtroppo - spiega l’avvocato Giulio Mastrobattista che difende Riccardo Izzi, Alessio Ferri e Carmelo Tripodo - era disponibile solo l’ordinanza di custodia cautelare, a fronte di un’inchiesta da 60 faldoni. E’ assurdo difendersi da accuse senza sapere quali sono, chiederemo la nullità dell’interrogatorio».
Essendo una rogatoria le carte, dopo gli interrogatori, torneranno a Roma. Oggi, alle 15, toccherà agli altri arrestati in carcere: Carmelo e Venanzio Tripodo, Antonio Schiappa, Igor Catalano e Riccardo Izzi. Lunedì, infine, saranno interrogati gli arrestati ai domiciliari: Gianfranco Mario Renzi, Tommasina Biondino, Dario Leone, Pietro Munno e Massimo Di Fazio. ( DA IL MESSAGGERO DEL 9.7.09)

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